NERO.ARCOBALENO

Abbiamo inventato parole per tutto, per ogni santissima cosa, anche per le idiozie più idiote. Eppure per questo, un linguaggio non è ancora stato trovato, inventato, pronunciato.

La violenza all’interno di una coppia lgbti.

Se è lui che picchia lei o la ammazza, tutto regolare, conosciuto, già visto, già nominato, non fa manco più notizia al tiggì delle venti. Femminicidio. Conosciamo questa parola ormai a memoria, la usiamo spesso, la ripetiamo per ogni nuovo caso di cronaca irrisolta. Il femminicidio ci è familiare, come pure la violenza di genere.

Se lei picchia, stupra, ammazza lei, o lui riempie di calci lui, lo umilia e diventa il suo stalker… come si chiama questo tipo di violenza? Nessun riferimento trovato, siamo spiacenti, si prega di riprovare!

Cominciamo dalla questione del pregiudizio positivo: ma no, la violenza di genere non accade all’interno delle coppie lgbti, perché questa è una dinamica che si vede solo nelle coppie etero.binarie. Wroooooooooooooooooooooooong!

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Seguiamo poi con una perla di mostruosità: è stupro solo se si usa il pene. Wroooooooooon again!

Nelle ultime settimane, per preparare questo post, mi sono documentata sulla questione e ciò che ho trovato è una omertà pari a quella messa in campo dai clan mafiosi del nostro Belpaese.

Storie di un orrore agghiacciante, forse perché non ce lo si aspetta in nessun modo: lei che sfregia la compagna incinta e la devasta a suon di pugni con una leggerezza d’animo degna di nota, lui che rende la vita del compagno un inferno in terra mettendo in pratica una serie di dinamiche emotive.fisiche.cognitive che sembrano essere state partorite dalla mente malata di Jack Lo Squartatore. Stalkeraggio della peggior specie, minacce irripetibili, percosse sistematiche, violenza quotidiana di tutti i tipi e forme conosciuti e sconosciuti all’Uomo.

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Tre settimane a leggere reports, verbali, notizie pressoché invisibili riguardo questo tema veramente ma veramente agghiacciante e ti chiedi: “Ma cosa sta succedendo?”.

Non succede nulla! Nel senso, nulla che già non conosciamo da tempi immemori: l’essere umano, di qualunque orientamento sessuale, espressione di genere, genere e sesso, è uguale a se stesso e ripete incessantemente le proprie mostruosità applicandole in maniera democratica, cioè estendendole ad ogni aspetto della propria esistenza. Qualunque essa sia, in qualunque modo essa venga vissuta e affrontata.

I centri di ascolto per le persone lgbti vittime di violenza non sono preparati per affrontare questo tipo di emergenza e non ci sono ancora persone formate a dovere su questa particolare sfumatura di violenza. Inoltre, l’omertà di chi subisce violenza è enorme (primo perché è qualcosa di inaspettato, che non ha ancora assunto connotati chiari e definibili, esistenti da un punto di vista umano singolare e collettivo e, quindi, affrontabili e perseguibili anche solo da una prospettiva sociale e politica; secondo perché le persone vittime temono di essere responsabili di una ulteriore stigmatizzazione della comunità lgbti e, pertanto, scelgono la via del silenzio).

Le stesse dinamiche di potere, violenza, arroganza, viltà, sottomissione e crudeltà di sempre. Il medesimo orrendo assetto etero.patriarcale di sempre, semplicemente traslato e quindi (chissà perché?) considerato migliore. Il silenzio complice di sempre di chi sa e preferisce tacere. La mancanza totale di supporto.ascolto.tutela nei confronti delle persone vittime di violenza all’interno della coppia di cui fanno parte. La derisione nei loro confronti, l’incredulità ed il sarcasmo da parte delle autorità preposte a tutelare i.le cittadini.e e che invece raccolgono testimonianze e denunce fra battute sarcastiche e consigli su come sferrare il pugno perfetto per difendersi durante la prossima aggressione.

Un aspetto importante da considerare è anche il sentimento di profonda vergogna al momento di raccontare.denunciare quanto accade all’interno della coppia.

Le persone lgbti che subiscono violenza sono vittime sotto molteplici aspetti: per la violenza in sé; per una non.tutela sociale.politica.culturale.legale sistematica nei loro confronti; per la mancanza di un’esistenza linguistica di questa violenza che la renda visibile e, quindi, esistente; per l’omertà messa in campo al fine di non aumentare lo stigma sociale di un’intera comunità della quale ci si considera membri; per l’inesistenza di strutture e persone capaci di far fronte a questa situazione.

Questo post, breve rispetto ai precedenti, termina qui.

Vi lascio qui di seguito alcuni links che ho consultato nelle ultime settimane a cui dare un’occhiata per approfondire il tema:

http://www.ilpost.it/2016/04/20/violenza-domestica-coppie-gay/

http://www.buzzfeed.com/patrickstrudwick/this-is-domestic-abuse-when-lgbt#.db3VkyzmD

http://www.brokenrainbow.org.uk/help/helpline

http://www.vice.com/it/read/sono-una-donna-e-sono-stata-violentata-da-una-donna

Dato che a chiacchiere stiamo a zero, passo e chiudo. Alla prossima!

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